Mai sentito parlare di upcycling? Ecco di cosa si tratta

UPCYCLING PAROLA DELL'ANNO

21 febbraio 2020

Partiamo, innanzi tutto, da una domanda: come si chiama quella pratica - preziosa - che riporta in vita un oggetto (o un prodotto) usato e rotto (o destinato alla discarica), restituendogli una funzione?
Riciclo, esatto. Re-cycling, in inglese.

UPCYCLING PAROLA DELL'ANNO

E invece, come si chiama quella pratica - preziosa e creativa - che serve a ridare senso (diverso ma geniale) e forma (alternativa, accattivante) agli oggetti scartati, buttati e abbandonati?
Upcycling. Un termine inglese, difficilmente traducibile in italiano, che significa: «Utilizzare materiali di scarto, destinati ad essere gettati, per creare nuovi oggetti dal valore maggiore del materiale originale». Almeno questo è il significato letterale della parola, che il Cambridge Dictionary ha scelto come "Parola dell'Anno del 2019".

Cambridge University Press Dictionary condivide e racconta ogni giorno, tramite il proprio account ufficiale di Instagram @CambridgeWords, una parola presente nel dizionario: condivisa il 4 luglio 2019, "upcycling" è stata la "parola del giorno" che nell'ultimo anno ha raccolto più consenso e like da parte dei followers e degli utenti su Instagram.

RE-CYCLING ≠ UP-CYCLING

Insomma, recycling e upcycling non sono la stessa cosa.
Fare upcycling significa fare qualcosa di più rispetto al semplice riciclo. E il qualcosa in più sta nell'aggettivo, mai così qualificativo, CREATIVO. Per dirlo in italiano: è dare valore aggiunto a un oggetto scartato, in modo che non trovi solo di nuovo un impiego, ma ne trovi uno diverso, con un valore più alto e con una struttura esteticamente più attraente.

Per essere ancora più chiari: “A differenza del riciclo (re-cycling), in cui si riporta indietro un materiale nel suo ciclo di vita alle proprietà originarie, l’up-cycling lo valorizza grazie a un design intelligente che lo rende più interessante a livello economico, estetico ed emotivo”. Così scrive Max McMurdo, designer e presentatore inglese, autore di UPCYCLING, ovvero l’arte del recupero ricco di idee originali.

Mostrando, con immagini e idee creative, come sia possibile scovare, nella propria soffitta, materiali abbandonati da trasformare in nuovi oggetti, Mc Murdo invita tutti a tirar fuori il designer che c'è in ciascuno di noi, usando gli scarti per mettere a frutto la propria fantasia creativa, per arredare, illuminare e decorare casa. E così, sfogliando il libro (ma anche navigando in rete, ricca di pagine con video, foto, tutorial) si scopre che il cestello della lavatrice rotta, con l'aggiunta di una lastra di vetro, può diventare un tavolino da salotto, si impara a creare due poltrone da giardino tagliando una vecchia botte, o a usare una vecchia scala per ricavarne ripiani e mensole.

DAL COMPORTAMENTO DOMESTICO AL BUSINESS: PERCHÉ UPCYCLING È GREEN

Concepito, inizialmente, come comportamento etico domestico (soprattutto per coloro che come noi di GRIN - e sono sempre più numerosi, fortunatamente - vogliono proteggere l’ambiente con uno stile ecosostenibile, in grado di ridurre gli sprechi e valorizzare gli scarti), anche le aziende stanno abbracciando questa filosofia. Aziende giovani, start up, moderne. Che operano nei settori dell'hi-tech, della moda, del design e dell'arredo. Imprenditori che hanno scelto di trasformare la spazzatura in oggetti trendy.

Perché per fare upcycling, servono naturalmente materiali di scarto (di cui il mondo, sfortunatamente abbonda), ma tutto parte dalla volontà di concepire il consumo e guardare il mondo (quello proprio e quello altrui) sotto un altro punto di vista: più inclusivo, più frugale, più verde, più virtuoso. Un mondo dove a tutti, anche agli oggetti, è data una seconda chance...